“Tutti noi ripensiamo ad Aldo Moro sempre con grande rispetto e profonda ammirazione e con immutata attenzione ad oltre trent’anni dal suo martirio, ha dichiarato il Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana Giuseppe Pizza, con un pensiero non disgiunto, in quel drammatico ricordo, alla vile e criminale uccisione dei cinque uomini della sua scorta. Li accomuna, nella dolorosa circostanza, il pensiero costante e reverente per l’estremo sacrificio della vita”. “Per quanto riguarda la nostra esperienza e la formazione politica ed istituzionale, ha ribadito Pizza, il richiamo ad Aldo Moro è quello dovuto ad un Maestro. Ad un uomo buono e mite”, per utilizzare l’ultima carezza di Papa Montini, che ha fatto crescere tanti di noi democratici cristiani: lasciando una traccia indelebile nella nostra coscienza civile e politica. Soprattutto a lui dobbiamo le ragioni della nostra passione politica.
Aldo Moro ha rappresentato, non solo per quelli della mia generazione, il punto di riferimento più alto nella capacità di analisi dei Problemi del Paese e della realtà politica nelle progressive configurazioni. Così come, ha continuato il Segretario Nazionale, nello sforzo di comprendere i grandi movimenti culturali e sociali, alla base dei possenti fenomeni di trasformazione e di innovazione che investivano allora l’Italia. E nella Democrazia Cristiana si è manifestato il tentativo più lucido di analisi di quegli anni tormentati, proprio attraverso le riflessioni alte ed irripetibili che Aldo Moro condusse intorno alla condizione dei giovani, della donna, come punte di spicco nel mutamento culturale e civile intervenuto nel Paese”.”E Moro Colse, ha ricordato Pizza, attraverso la consapevolezza delle nuove domande, anche la linea possibile di risposta invocando la nascita, nella coscienza civile, di una nuova stagione dei doveri, accanto a quella dei diritti, Moro aveva “avvertito” profeticamente che l’emergere di nuovi bisogni e di nuovi protagonisti rompeva i vecchi schemi di interpretazione della realtà sociale e scopriva la inadeguatezza delle vecchie culture politiche”. “Ho avuto il privilegio personale, ha ricordato il Segretario Pizza, di averlo conosciuto e frequentato assiduamente nella mia doppia veste di Delegato Nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, che allora contava oltre un milione di iscritti, ed in quella di componente della Direzione e dell’Esecutivo Nazionali, assieme ad altri “cavalli di razza”, tra cui: Amintore Fanfani. E il 15 gennaio 2010, anche nella veste istituzionale di Sottosegretario al MIUR del Governo Berlusconi, ho avuto l’onore di concorrere alla straordinaria manifestazione, presso il teatro Petruzzelli di Bari, per l’intitolazione a suo nome dell’Università dell’amatissima terra di Puglia”. “Il 16 maggio 1959 Moro divenne Segretario Politico della Democrazia Cristiana. Il 16 maggio 1978 fu rapita con Moro la Democrazia Cristiana. E a distanza di oltre trent’anni da quel fatidico 9 maggio 1978, giorno del suo assassinio da parte delle Brigate Rosse, ha concluso il Segretario Nazionale Pizza, non siamo riusciti a fare i conti con la nostra Storia: tra oggettive approssimazioni ed eclatanti disinvolture! Introducendoci tuttora a scolpire Aldo Moro, nella memoria collettiva del Paese ed appunto nelle trame contorte ed a volte incomprensibili della Storia, con la supplica postuma di Papa Paolo VI: “….fa….che il nostro cuore sappia perdonare l’oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo uomo carissimo…..fa che….raccogliamo…..l’eredità superstite della sua diritta coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta nazione italiana”.
Il Segretario Politico
Giuseppe Pizza
Aldo Moro ha rappresentato, non solo per quelli della mia generazione, il punto di riferimento più alto nella capacità di analisi dei Problemi del Paese e della realtà politica nelle progressive configurazioni. Così come, ha continuato il Segretario Nazionale, nello sforzo di comprendere i grandi movimenti culturali e sociali, alla base dei possenti fenomeni di trasformazione e di innovazione che investivano allora l’Italia. E nella Democrazia Cristiana si è manifestato il tentativo più lucido di analisi di quegli anni tormentati, proprio attraverso le riflessioni alte ed irripetibili che Aldo Moro condusse intorno alla condizione dei giovani, della donna, come punte di spicco nel mutamento culturale e civile intervenuto nel Paese”.”E Moro Colse, ha ricordato Pizza, attraverso la consapevolezza delle nuove domande, anche la linea possibile di risposta invocando la nascita, nella coscienza civile, di una nuova stagione dei doveri, accanto a quella dei diritti, Moro aveva “avvertito” profeticamente che l’emergere di nuovi bisogni e di nuovi protagonisti rompeva i vecchi schemi di interpretazione della realtà sociale e scopriva la inadeguatezza delle vecchie culture politiche”. “Ho avuto il privilegio personale, ha ricordato il Segretario Pizza, di averlo conosciuto e frequentato assiduamente nella mia doppia veste di Delegato Nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, che allora contava oltre un milione di iscritti, ed in quella di componente della Direzione e dell’Esecutivo Nazionali, assieme ad altri “cavalli di razza”, tra cui: Amintore Fanfani. E il 15 gennaio 2010, anche nella veste istituzionale di Sottosegretario al MIUR del Governo Berlusconi, ho avuto l’onore di concorrere alla straordinaria manifestazione, presso il teatro Petruzzelli di Bari, per l’intitolazione a suo nome dell’Università dell’amatissima terra di Puglia”. “Il 16 maggio 1959 Moro divenne Segretario Politico della Democrazia Cristiana. Il 16 maggio 1978 fu rapita con Moro la Democrazia Cristiana. E a distanza di oltre trent’anni da quel fatidico 9 maggio 1978, giorno del suo assassinio da parte delle Brigate Rosse, ha concluso il Segretario Nazionale Pizza, non siamo riusciti a fare i conti con la nostra Storia: tra oggettive approssimazioni ed eclatanti disinvolture! Introducendoci tuttora a scolpire Aldo Moro, nella memoria collettiva del Paese ed appunto nelle trame contorte ed a volte incomprensibili della Storia, con la supplica postuma di Papa Paolo VI: “….fa….che il nostro cuore sappia perdonare l’oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo uomo carissimo…..fa che….raccogliamo…..l’eredità superstite della sua diritta coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta nazione italiana”.
Il Segretario Politico
Giuseppe Pizza
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